meet me alla boa

E ci siamo arrivati.
6 gennaio 2011.

(Francesco aveva un’adorazione spropositata per Giorgia. Ero riuscito a combinargli una cena con lei, grazie a Valentina. Purtroppo non abbiamo fatto in tempo. Ma credo che ormai lassù non si suoni altro che lei)

Sono passati tre mesi dalla scomparsa di Francesco.
I miei amici lo sanno, mi ero dato questo obbiettivo.
Vivere, parlare, respirare, piangere, ridere e soprattutto scrivere.
Per tre mesi, il numero preferito di Fra.
Mi ero dato l’obbiettivo di scoprirmi di guardare che succedeva qua dentro.
Non so se domani ci sarà un altro post, non so se scriverò mai più, anche se ho scoperto che mi piace e quindi credo di si.
Sta di fatto che oggi si chiude il cerchio.

La prima pagina l’ho scritta con Francesco a fianco, in Maremma.
Nello stesso posto voglio scrivere l’ultima.

È qui che ho imparato ad amare i tramonti.
Ogni giorno, nel pomeriggio tardo, quando tutti si preparavano all’aperitivo in piscina, stiracchiandosi sui lettini prendisole, io mi allontanavo, quasi furtivo.
Prendevo una sedia di legno, con la vernice bianca un po’ scrostata e la sistemavo su una collinetta, dietro al fienile.
Mi sedevo. Chiudevo gli occhi e respiravo il sole.
Il vento lieve mi accarezzava i capelli mentre l’odore caldo dell’erba mi entrava nel corpo.
Aspettavo che tutti i sensi si sintonizzassero su quella pace. Il corpo scioglieva come cera le tensioni, i muscoli abbracciavano le ossa.
Da ultimo, come gran finale a teatro aprivo il sipario delle mie palpebre.
Ogni volta entrava la vita, il suo mistero, la sua magnifica grandezza.
La bellezza mi ha nutrito ogni volta in modo diverso e assoluto.
Gli occhi si riempivano di sole e lacrime.
Mi accorgevo di essere felice.

Francesco un giorno si accorse di questo mio piccolo rito.
Lasciò il suo spritz e l’euforia del gruppo.
Mi raggiunse a piedi nudi sull’erba, non disse nulla.
Mi arrivò alle spalle, respirò quel tramonto e in silenzio si sedette in braccio.
Come fanno i bambini, senza chiederlo e con totale naturalezza.


In quel momento era la cosa più sensata del mondo da fare.
Nessun imbarazzo. È così stupido aver paura di toccare gli altri.
Silenzio. Non dicemmo una parola. Non ce n’era alcuna necessità.
La vita parlava per noi, tanto da essere quasi logorroica.
Stette cinque minuti. Brevissimi. Eterni.
Si alzò, mi guardò e sorrise.
“Torno dagli altri, quando vuoi ti aspettiamo. Ma stai quanto ti pare, sei bello qua.”
Mi ha guardato con quegli occhi dannatamente profondi e nel silenzio con cui si era presentato se n’è andato.
Sono rimasto solo, in quella perfezione.
Con la certezza di essere voluto bene.
Con quell’appartenenza agli altri esseri umani, alla terra, alla vita.

Li ho cominciato a capire quanto fosse incredibilmente speciale.
E mi manca il suo modo silenzioso di arrivare nella vita delle persone, consegnare delicatamente il suo dono d’amore e allontanarsi silenzioso nel sole.

Sono sul terrazzo di Miki.
Roma rumoreggia tutto intorno mentre i miei amici in salotto guardano la finale di X-factor.
3 mesi fa, su questo terrazzo ho passato la notte più dolorosa della mia vita. Mi avevano appena telefonato da Parigi.
Ero con Michele. Stavamo andando a mangiare da Valeria, quella di Katia e Valeria.
“Andiamo a casa mia, stasera dormiamo li”.
Ho passato tutta la notte fissando il cielo scuro, chiedendomi perchè.
Proprio qui su questo sdraio.

Andrea si affaccia.
“Se non mi fai comparire nel tuo blog, che quasi sembra non faccia parte della tua vita, ti cancello dalla rubrica”. Ride e torna in salotto, con Guja e Marina pronte a picchiarsi per il loro cantante preferito, Gabry, il Ce e Gio che le guardano divertiti. Ridono.

I miei amici tutti dentro. Li vedo dalle finestre, sono belli.
Di ognuno di loro ho un momento particolare, un ricordo specifico con cui li identifico, un’espressione del viso, una frase, un tic.

Anche di Francesco ne ho uno.

Eravamo a Cefalù ospiti nella casa di Sandro e Lucia, miei cugini.
Sono stato bene ogni singolo istante di quel soggiorno.
Tutte persone diverse, interessanti, proiettate nella vita.
La casa poi trasuda l’amore con cui è stata costruita.
Nulla a caso, la firma nei dettagli.
L’aperitivo col tramonto da qui ti mette in pace col mondo.
Dalla terrazza a strapiombo sul mare si percepisce l’infinito, si avverte che ci deve essere qualcosa più grande di noi.
Sandro e Lucia non vi ringrazierò mai abbastanza per quei giorni.

Un giorno in spiaggia, mentre tutti si dedicavano al riposino di fine pomeriggio io e Fra ci siamo fatti una nuotata.
“Fino alla boa, ok?”
“Ok”
Il mare era calmo, nuotammo leggeri.
Leggeri siamo arrivati alla boa. Bastava un dito per sostenersi.
L’acqua perfettamente trasparente, una ventina di metri circa.
Sospesi sul mondo.
Il mare tutto intorno piatto, di una fermezza irreale, omogeneo e compatto.
Noi due completamente soli, gli occhi che correvano all’infinito.
Abbiamo parlato più di due ore, galleggiando sulle nostre vite.
Ha parlato soprattutto lui.
Ha parlato di me.
Di come mi vedeva, di che direzione prendere, degli ostacoli che dovevo abbattere, come crescere.
Mi ha parlato col cuore in mano, come nessuno aveva mai fatto prima.
Si era totalmente annientato per parlarmi, il suo ego, normalmente piuttosto importante, scomparso.
Era la sua anima che parlava alla mia.
Con una sincerità commovente.
Io ero sbalordito per il bene che una persona può dare a un’altra, standole semplicemente di fronte.
L’ho guardato negli occhi, ho visto un’anima grande.

Il tempo fermo, il mondo attorno pure.

A Natale Lucia è venuta da me.
Mi ha detto che ha attaccato in salotto il biglietto di ringraziamenti che Francesco gli aveva spedito insieme alla copia del suo giornale, una volta tornato a parigi, per ripagare l’ospitalità estiva.
Ha detto che non le era mai capitato di affezionarsi così tanto a una persona in così poco tempo.

“Sai che ricordo ho di lui? Ogni volta che penso a Francesco quell’immagine mi torna prepotente alla mente”
Il nodo immediato alla gola.
Gli occhi umidi.
Sapevo cosa stava per dirmi e allo stesso tempo non lo sospettavo minimamente, come fossi bipolare.
Forse semplicemente lo speravo.
“Beh l’immagine è di un pomeriggio al tramonto con voi due attaccati alla boa, lontanissimi, due puntini nel mare. Vi ero venuta a chiamare per andare su all’aperitivo. Sono arrivata fino all’acqua. Io sono miope, vedo molto poco, eravate davvero due formiche. Proprio mentre stavo per urlare il vostro nome ho avvertito che era un momento speciale. Non vi vedevo ma ho sentito chiaramente la magia e l’importanza di quel momento. Era pieno di bellezza, sentivo che eravate felici. Ho sorriso e vi ho lasciato laggiù, sospesi sul mondo.”

Noi non ci siamo nemmeno accorti che Lucia fosse venuta in spiaggia.
Ho capito che quel momento non era fondamentale solo per me.
Lo era per tutta l’umanità.
L’incontro di due anime salva l’umanità.

Ci sono dei momenti nella vita di ognuno di noi in cui si deve andare a quella boa.

Stare sospesi sul mondo, guardarlo e guardarsi.
E capire chi siamo, cosa vogliamo veramente.
Quante occasioni stiamo sprecando, quante storie ci stiamo raccontando.
Quanti desideri stiamo schiacciando.
Quante anime stiamo trascurando, quanto poco curiamo la nostra.
Quanto ci perdiamo nell’idea che ci siamo fatti di noi, o in quella che ci assegnano gli altri.
Quanto perdiamo il valore delle piccole cose, dei momenti gentili.
Quanto evitiamo di respirare fino in fondo ogni esperienza.
Quanto crediamo di doverci difendere invece che aprire il cuore.
Quanto evitiamo di assumerci l’enorme responsabilità che richiede essere felici.

Il giorno dopo Francesco mi scrisse su un foglietto
“meet me alla boa” ogni volta che ne hai bisogno.

Su facebook il suo nome mi appare nella colonna di destra. Clicco sopra.
forse facebook ha un’anima.

Sono certo che lo stai leggendo davvero.
Grazie Franci .

39 thoughts on “meet me alla boa

  1. sono passati 4 anni 3 mesi e 28 giorni dal giorno in cui qualcuno ha deciso che Ale era troppo perche potesse stare ancora a ridere giocare scherzare o fare un giro in moto con noi..eppure ogni notte sembra essere quella dove ho ricevuto quella maledetta telefonata..entro in punta di piedi nel tuo blog e nel tuo dolore per leggere un po di quel dolore che io non riuscirei a scrivere e descrivere con tale amore e dolcezza…sembrerà strano ma ero a letto e pensavo a lui questa sera un po piu del solito, stavo per spegnere il pc e invece mi è arrivata la mail del tuo post..ora passerò per stupida ma io credo sia un segno, della forza che tu dimostri e da cui dovrei forse prendere esempio..non smettere di scrivere..e non perche hai talento (sarebbe troppo riduttivo dire questo, è palese!!) ma per le emozioni che riesci a dare..per come hai accarezzato la mia anima questa sera..dolce notte Paolo!

  2. Complimenti davvero, mi sono commosso fino allé lacrime. We usually say that English is the voice of the Angels… Please, laisse moi te dire que l’italien est celle qui laisse une âme en vie et surtout en paix!

    Bravo…

    Gmd.H

  3. In punta di piedi, cercando di far meno rumore possibile, voglio ringraziarti. Lo faccio perchè sai entrare dentro la mia anima più profonda, regalandomi momenti di riflessione misti ad emozioni incommensurabili. Ti abbraccio forte Paolo. Fabrizio

  4. Ferzan Ozpetek ha dedicato il suo film “Cuore sacro” agli “sgusciati”. Chi non c’è più è solo “sgusciato” nella stanza accanto e da lì continua ad amarci.

    Non smettere di scrivere, non farlo perché la scrittura aiuta molto a superare i momenti difficili e ad indagare nella nostra anima.
    Un abbraccio.

  5. Ogni volta che passo da te trovo scritti pieni di tenerezza, di una tenerezza che fa quasi male..siete e sarete sempre bellissimi.

    Ti abbraccio
    A Francesco invece un bacio 🙂

  6. Grazie Paolo sai come raggiungere il cuore con le tue parole, e ormai e’ una buona, bella abitudine passare sul blog ed aspettare il nuovo post. lo ammetto …… Con questo ed altri post ho pianto anche io, oggi pero’ ho proprio aperto i rubinetti ……. con i tuoi racconti mi aiuti a scoprire lati di del Comi che purtroppo non ho avuto l’occasione conoscere e altri aspetti che no sono riuscita ad approfondire.
    Ciao Paolo un abbraccio
    We meet to the next post (magari l’inglese non e’ manco corretto ma il senso spero sia arrivato 😉 )

  7. 07-01-2012
    Ho appena letto il tuo post.
    Oggi è un giorno particolare:esattamente 1anno fa se ne andava mia nonna. non una nonna qualsiasi,ma quella che si svegliava tutte le notti per cullarmi, quella che all’alba era già pronta col biberon per nutrirmi,quella presente ad ogni caduta pronta con disinfettante e cerotti.
    Mentre lei se andava io ero a 18 mila km di distanza.
    Il mio mondo si è fermato ed il mio essere mamma ha lasciato il posto al mio essere figlia. perchè lei era mia mamma, perchè per quanto meravigliosa sia la mia mamma, la mia Nanay era unica e insostituibile.
    Mi ero ripromessa di vivere e sopravvivere al dolore per questo primo anno,sperando di sognarla e parlarle ancora.E così è stato: quasi ogni mese, l’ho sognata e mi ha parlato come faceva da viva.
    Mi diceva che l’anima non muore mai,perchè l’anima è perfetta e potente.Per quanto ci manchino perchè le voci, gli abbracci tangibili non si sentono, il calore e l’amore dell’anima resta.
    Restano le note di una canzone che il cuore canterà per sempre e lo canterà solo per te, per me. Cullerà i sogni e sosterrà le nostre aliogni giorno, perchè ora, siamo 2 in 1. E nessuno potrà mai portarlo via.
    Resta Star… resta quanto vuoi… perchè sei bello lì.
    Ti abbraccio forte forte, e non vedo l’ora di incontrarti per quell’intervista.
    Kisses,
    Maggie

  8. come ogni sera, mi ritrovo davanti al pc salutando amici, ascoltando canzoni mentre sorseggio una tisana rilassante. questa sera come altre sere, mi sono dedicato anche ad una delle tue letture.
    che dire, il modo con cui descrivi i paesaggi mi fanno percepire l’odore e il rumore di quei posti.
    qualche lacrima ogni tanto scappa fuori… però caro Paolo, sono convinto che ogni persona cara che ci lascia la ritroviamo semplicemente alzando gli occhi al cielo.
    di stelle ne brillano tante e sono sicuro che dietro ad ogni stella si nasconde una di quelle persone…

    un abbraccio e continua a scrivere!
    Dario

  9. l’annual report di wordpress mi ha appena portato qui. a te. a Francesco. a quella boa. piango. tanto. e sorrido. perché pochi minuti fa ho scritto questo su facebook: “negli occhi degli altri vedo sempre un mondo affascinante da scoprire…abbiamo tutti bisogno di bellezza”.
    la bellezza degli incontri che facciamo in questa folle vita è quella che preferisco. perché è una bellezza senza confini, che ci scalda l’anima anche quando chi amiamo non c’è più.
    hai un dono, paolo. che non è tanto quello di saper scrivere bene, di fare e condividere foto carine che stimolano il mio genio creativo (do you remember?)…hai il dono di non aver paura di sentire, vedere, ascoltare. la bellezza c’è ma bisogna anche essere pronti per farla entrare dentro di noi. questo è un dono grandissimo. ed io, sapendo questo, e scorgendolo tra questo e altri mille dettagli di te e di chi ti ama, ne sono felice. profondamente felice.
    ti abbraccio, dolce formichina. continua sempre a nuotare

  10. grazie a te. perché anche l’incontro con te è pieno di luce e di bellezza. di quella che scalda il cuore anche quando fa un po’ freddo…

  11. Ogni volta che ti leggo mi offri nuove porte per conoscermi. A volte mi sembra strano, a volte mi sembra perfettamente normale. Sai, ho pianto, leggendo. Per te, per lui, per me, per questo mondo. Sei fantastico! In un mondo troppo superficiale, la tua sensibilità mi sembra rara e preziosa. Non smettere mai di scrivere! Leggendo quello che hai scritto mi hai fatto pensare e ho trovato il coraggio di far conoscere la storia che avevo scritto sul mio blog ma non osavo pubblicare. Quindi Paolo, dedicato anche a te: http://shethinksof.blogspot.ro/2013/01/one-more-breath.html
    E mi hai fatto pensare agli amici che non sono più con noi.
    Attraverso le lacrime, ti mando un abbraccio forte forte! 🙂
    Grazie Paolo!

  12. Pingback: la sottile linea confusa fra cielo e mare. | OHMYBLOG | PAOLOSTELLA

  13. Pingback: LETTURE SOTTO L’OMBRELLONE: “MEET ME ALLA BOA” di PAOLO STELLA | summertimetogether

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