life is good.

Life’s good.

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Qualcuno si chiede perché scrivo così poco sul blog da qualche tempo a questa parte.
Altri se ne sbattono altamente.
Al primo gruppo posso solo dire che c’è un motivo e non si tratta di pigrizia.
E che spero prestissimo potrò spiegare meglio.
Al secondo che va benissimo così no? Da quando ho perso la speranza e l’illusione di poter piacere a tutti vivo un sacco più rilassato.

Ma oggi , specialmente oggi, non potevo fare a meno di essere qui, con voi.

Sono a Parigi.
È strano essere nella città del mio primo post su questo blog.

Toccato l’asfalto dell’aeroporto Charles de Gaulle il respiro mi si è cristallizzato nella trachea, come risucchiato in un sottovuoto.
Credevo di essere più forte, più controllato.
Invece, dentro, è ancora un bel casino.
Non ci tornavo da quasi tre anni da quando ero venuto a salutare Francesco.
Francesco è il motivo per cui io ora sono qui a scrivere e voi a leggere.
L’estate del 2011 mi aveva aperto questo blog, in un caldo ferragosto sulle colline toscane, su un amaca a righe verdi e bianche appesa a un ulivo secolare.

“Scrivi bene, lo capisco dai messaggi che mi mandi. Ci sai mettere dentro tutto, ironia e profondità. Credo tu debba scrivere.”

“Fra grazie, ma davvero non ho nulla da dire”

Ero in un momento piuttosto strano della mia vita, nella totale confusione, alla ricerca di una strada, di una costruzione di me, con un lavoro di attore che faticava ma che continuavo (e continuo) ad amare sopra ogni cosa.
Chi l’avrebbe mai detto che a quel foglio digitale bianco si sarebbero susseguite così tante opportunità.

Non avevo nulla da scrivere.
Non sapevo chi ero.
Non sapevo dove andare.

Poi in una serata di inizio ottobre, Francesco ha deciso di trasformarsi.
Ora non lo vedo con gli occhi, ma mi cammina accanto tutti i giorni.

Ricevetti una chiamata da Parigi.
Partimmo subito, tutti, ognuno a suo modo.
Fu il momento più difficile della mia vita.
Lo dico orgoglioso perché sono ancora qui e ancora sorrido. Anche più di prima.

Ognuno affronta il dolore come può.
Io non avevo la minima idea di come potessi farlo.

Andai a casa, dopo il funerale.
Mi misi a letto e presi il computer sulle gambe.
Sapevo che tanto non avrei dormito.
Non dormivo da una settimana. Nemmeno un minuto.
La mia notte era un soffitto bianco.

Magari su youtube trovo qualcosa che mi distragga un po’, pensai.
Lo apri.
Non era mai successo.
Automaticamente, la prima cosa che venne fuori, fu la pagina bianca di questo blog, pronta da scrivere, da riempire, da riversare del mare frastagliato di me che naufragava in quell’istante.

Io sono un fan dei segni. Se ci fosse un gruppo rock di nome “i segni” lo seguirei in tournee, tipo gruppies impazzita, facendomi tutti i concerti, gli after, le traversate in pullman e le magliette stampate.

“Questo è un segno”

Scrivere, finalmente sapendo di cosa.
Senza per altro nessuna intenzione di rendere pubblico il mio dolore.
Ma non sono un genio del computer.
Scrivevo su bozze e poi salvavo la bozza.
Non avendolo mai usato prima e mancando la persona che avrebbe dovuto insegnarmi il funzionamento non avevo realizzato che salva bozza su quel sito pubblicava il post.
Scrivere senza pensare che qualcuno ti legga forse è il modo migliore di scrivere.

Un giorno mi svegliai con la casella di posta elettronica intasata di mail di persone che stavano vivendo il dolore di una mancanza, di qualsiasi genere, dal fratello, a un amico, a un genitore.
Perché la mancanza ha la stessa radice, lo stesso odore.
Le mancanze ci appartengono, le mancanze si riconoscono.
Mi dicevano quasi tutti che il mio blog era diventato il modo per affrontare insieme quel momento, per non sentirsi soli.
Una ragazza in particolare mi chiese di andare al funerale del padre.
E ci andai. E fu incredibile lo scambio umano che ci può essere fra gli esseri umani.
Il sorriso di quella ragazza è uno dei più grandi regali che abbia mai ricevuto.

Anche questo mi sembrò un segno. E continuai a scrivere, con l’obbiettivo di trovare sempre un po’ di bello anche nelle giornate peggiori.
E alla facciaccia di chi ci vuole male, ci sono sempre (miracolosamente) riuscito.

Il primo post parlava di un cartello pubblicitario, l’unico che avevo notato nella selva convulsa dei cartelloni della periferia parigina.
Ne lessi uno, uno soltanto, anche quello doveva essere un segno.
LG life’s good.
Io l’ho letto come “Il bello della vita”.
Non mi importa se sia corretta o meno la traduzione.

Ho visto il mio segno. Dovevo cercare anche in quella giornata, mentre mi recavo all’istituto medico legale il bello che si nasconde nelle pieghe di questa vita.

Non sono più tornato a Parigi da allora.
Poi è bastata una scusa banale, un’incoscienza di un attimo e sono salito su quell’aereo, ancora una volta.
Sulla macchina che mi porta dall’aeroporto all’albergo li guardo tutti, con attenzione.
Voglio ritrovare il mio cartello, quello che mi ha cambiato la vita.
Mi metto pure gli occhiali, inclinandoli un po’ che ci vedo ancora meglio.
No, non c’è più.
Scoppio a ridere da solo, in macchina, mentre un pomposo driver parigino mi guarda con la coda dell’occhio.
Allora era davvero un segnale.
Era li, in quel momento, quando ne avevo bisogno.
Era li per darmi un messaggio, per indicarmi la via.

Sto leggendo un libro che mi ha regalato Marina prima di partire per Los Angeles.
Spiega come sia importante individuare i segnali che ci manda la vita, i suggerimenti.
Io già lo facevo, allora!

Sulla terrazza di un caro amico appesa sul cielo di Parigi guardo i fuochi del 14 luglio.
La bellezza qua non va ricercata, te la sbattono addosso con una preponderanza che non puoi che rimanere inerme e ringraziare di essere li, in quel momento a goderne.

Mi allontano dal gruppo festoso, in un angolo del terrazzo un po’ appartato.
Mi appoggio al davanzale e respiro la perfezione di quel momento.
Parigi, la notte, la luna, centinaia di candele, la tour Eiffel, i giochi di luci.

“E’ tutto perfetto, vero Fra? Grazie”

La macchina arriva puntuale mentre io salto sulla valigia per riuscire a chiuderla.
Poi un giorno mi spiegherete perché all’andata si chiudono e al ritorno no.
Non ho comprato nulla, giuro.
Corsa all’aeroporto.
“Gregory forse dobbiamo fare stradine alternative, sai? Ho l’aereo fra un’ora”
Ci infiliamo in un vicolo dietro Place Vandome. Lavori in corso, stanno rinnovando un palazzo.
La macchina si ferma, inchiodando di fianco ai pannelli che coprono alla vista i lavori.

“Cavolo lo perdo anche stavolta!”
Mi irrigidisco, nervoso nelle vene.
“Questi maledetti lav….”

Mi fermo. Guardo meglio.
Le palizzate sono ricoperte da una solo pubblicità.
Un intero palazzo nel centro di Parigi che dice cento volte “Life’s Good”

“Gregory tranquillo. Che lo perda o meno questo aereo, sarà sicuramente la cosa migliore che mi possa capitare.”

Ciao Fra.

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non l’ho mica perso alla fine.

anche su Elle.it

48 thoughts on “life is good.

  1. Vedo la tua prima foto che dice che sei a Parigi ed il mio primo pensiero è: “evvai, scriverà di sicuro un post sul blog al ritorno!”.
    Ed infatti…
    I post che parlano di Francesco sono i miei preferiti, anche se non l’ho mai conosciuto.
    C’è così tanto cuore…..

    Mi mancavi.
    Ari ❤️

  2. Ciao Paolo, ben tornato!
    Parigi è il mio sogno, spero non rimanga tale ma per andarci dovrei trovare una buona guida …
    “Scrivere senza pensare che qualcuno ti legga forse è il modo migliore di scrivere.” concordo. Infatti da quando so che qualcuno mi legge e anche chi, non sono mai soddisfatta di quello che scrivo, vado in paranoia, mi faccio mille domande del tipo “se scrivo questo, Caio che penserà? Scrivo così che a Tizio piacerà …”, insomma si perde la spontaneità.
    Perché le valigie all’andata si chiudono perfettamente e al ritorno, anche se non hai comperato nulla, non si chiudono più? Facile: si presume che all’andata tu metta in valigia le cose ben piegate e stirate, così occupano meno spazio, mentre al ritorno butti un po’ come viene, tanto si deve lavare comunque tutto … fidati, te lo dice una brava massaia. 🙂

    Alla prossima. Un abbraccio.

  3. …credo che il modo migliore per elaborare il dolore, sia di “guardarlo in faccia”, attenuarne l’essenza con “impacchi” di indulgente sentimento e di “prenderne le distanze” attraverso i ricordi, che lo hanno provocato……ognuno di noi è solo, nel proprio dolore, ma stranamente si ritrova in mutante condivisione, con l’intera umanità, nella constatazione che attraversandolo, tutti un po ci assomigliamo……..leggendo il tuo articolo, non ho colto il “peso” della tua sofferenza, ma ho percepito ciò a cui, essa, ti ha condotto……ed è proprio questo che ci rende simili……grazie, per avermi fatta sentire meno sola, in questa tribolata, ma meravigliosamente unica vita…….

  4. sapevo che avresti scritto dopo il viaggio a Parigi, ho ricontrollato e ricontrollato le mie mail sperando di trovare quella del tuo bolg…. da quando ti ho scoperto su istangram ho riletto più volte i tuoi articoli. Anche se poi nn riesco mai a leggerli senza versare una mare di lacrime…. dio quanto so quello che provi ogni giorno e quello che hai provato su quella “terrazza appesa al cielo di Parigi”io lo sento tutti i giorni e nn riesco a smettere di piangere ne anke adesso che ti scrivo perche è un dolore che nn si può placare…. ma con cui si impara a convivere…. sono convinta che su quella terrazza non eri solone sono sicura.
    è la prima volta che ti scrivo,scusa nn sono molto brava con le parole Anna(Sun83)non smettere mai di scrivere…

  5. Ho sempre pensato che ci sono persone che con le parole trasmettono molto più del film di cui sai a memoria le battute, della tua canzone preferita e tu per me sei uno di questi. Non è importante quanti post pubblichi, l’importante è che tu lo faccia. #Dreaming#

  6. Parigi mi ha sempre trasmesso malinconia.. Ma una malinconia bella, tipo le passeggiate che hai voglia di far da solo per pensare.. E lungo la Senna mi é capitato ed é stato come vivere un sogno ..un’altra vita. I tuoi post sono scritti così col cuore che ci fanno vivere un pezzetto della vita di un’altra persona. Grazie per condividere questo che sia gioa, dolori successi e sfighe con noi. Bacio

  7. Chissà se scrivi poco sul blog perché c’è qualcos’altro di scritto all’orizzonte? Mi farebbe molto piacere ❤
    L'interrogativo della valigia è stato risolto, ottimo!
    Affrontare il dolore e trovare un motivo per sorridere. Vorrei re-insegnare il sorriso a qualcuno che ancora non ci riesce. Chissà come reagirò quando toccherà a me?
    I segni. Ci credevo, e ci credo ancora di più da quando ti leggo. Ecco perché poi mi vieni in mente quando rientro in ufficio dopo le vacanze e qualcuno ha lasciato sulla scrivania un libro di ricette "per restare in forma" 😀 😀 ahahahahah mica pensavo fosse così evidente 😛

    Life's good 🙂

  8. Sapevo che avrei ricevuto la mal di notifica di un tuo nuovo post dopo il tuo viaggio a Parigi. Sapevo che prima o poi sarebbe arrivata un’altra cascata di parole scritte col cuore, con spontaneità e con quel dolcissimo talento che ti contraddistingue. Mi sei mancato sai?
    Parigi… ha un suo perché. È un luogo che mi suscita emozioni forti, che mi rende felice e mi fa stare bene e di cui non ne ho mai abbastanza (a proposito, grazie ancora x la foto!).
    Anch’io credo nei segni e nel “nulla avviene per caso”.
    Ognuno vive il dolore a modo suo e lo affronta nel modo che ritiene più giusto, per renderlo forse meno “doloroso”. Sei tornato a Parigi dopo 3 anni e sicuramente il tuo stato d’animo era un po’ condizionato dai ricordi. Vedrai che la prossima volta sarà più facile perché dopo questa “prova” sei diventato più forte!
    Grazie per questo post… grazie per brillare sempre così tanto anche quando è buio… grazie per essere così come sei. Spero davvero di poterti incontrare presto…
    Ti abbraccio meraviglia!

  9. In un attimo riaffiora tutto… Non che non ci pensi mai, anzi… Ma leggere stringe ancora di più lo stomaco… Tu… Mi ricordi lui… È come se fosse sempre tra noi, e lo rivedo in te… Grazie Fra… O per gli amici di vecchia data “il Comi”… e grazie a te Paolo… La nostra “Stella”…

  10. Ciao Stelle! Al plurale perché siete due in questo Blog… io senza peccare di presunzione mi metto nel primo gruppo. Ti seguo e mi sorprendi ogni volta da allora. Ho letto ogni tuo post e la magia si è ripetuta ogni volta come si sta ripetendo ora… tutto sembra fermarsi, espandersi, unirsi… tutto sembra più leggero anche quando la vita ci mette di fronte le prove più pesanti… tutto sembra tenerci compagnia anche quando ci sentiamo gli esseri più soli ed inutili… il tuo dolore o stato d’animo, la tua gioia, follia e se vuoi vita sopra le righe, sono diventate un po’ l’archetipo di tutte le nostre, non perché invidia o suggestione ce le facesse diventare, ma perché quando la vita la si vive con passione ed amore e la sensibilità permette di coglierla nei più piccoli particolari, ci si accorge di quella linea trasparente che ci unisce tutti e che tende alla felicità e serenità uguale e nello stesso momento ugualmente differente.

    Grazie Fra, per quella intuizione ed ispirazione, grazie Paolo per lasciarti ogni volta trasportare in questo appuntamento che per molto può essere semplicemente tecnologico, ma per noi che sappiamo la sua vera natura diventa: terreno, universale, infinito e “Stellare”.

    Anche se scrivi meno, lascia sempre aperta la porta con tutti noi. A proposito vedo che stai a milano e da alcune foto di FB anche in posti molto vicini dove vivo io… io un “segno” desiderio lo avrei, mi piacerebbe stringerti in un abbraccio forte forte… ora cerco qualche cartellone che mi porti fortuna o mi indichi la cosa giusta da fare, chissà se lo trovo 🙂 …

    buon tutto Paolo e sono felice del successo che stai vivendo. Grazie per condividerlo con ognuno di noi.

    Marco

  11. Non mi è sfuggito. Lo occhieggio da alcuni giorni ma non ero ancora riuscito ad affrontarlo.
    Questo articolo intendo. Perché sapevo che parlava di dolore, del tuo dolore che, nonostante tutto, si risolve in rinascita. Ogni giorno. A questo serve il dolore.
    Stamattina, ore 5.30, è arrivato il momento di leggere, e non ho pianto. Perché “life’s good” e anch’io credo nei segni. Nulla accade per caso.
    (Nel frattempo ti ho dedicato un altro Award (Very Inspiring Blogger)

    Be strong, babe 😘 kiss

    (Sarebbe interessante conoscere il titolo del libro di cui parli…)

  12. Ciao Paolo, sono una componente del primo gruppo 😉e ti ringrazio per questo tuo “spogliarti” in versione scritta. Anche se viviamo realtà diverse trovo sempre qualcosa di mio nei tuoi scritti, qualcosa che mi aiuta a riflettere e comunque che riempie una parte del mio cuore. E siccome penso che nulla succeda per caso, ti ringrazio per esser “capitato” sulla mia strada….. 🍀

  13. Non leggevo i tuoi post da tantissimo. Mi sono emozionato come un bambino difronte ai regali di Natale. È una storia che non conoscevo e che mi ha colpito molto.
    Un abbraccio Paoletto
    🙂

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