Fuori stagione.

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Bianco e silenzio.
Siamo fuori stagione, io pure.

Lo stabilimento balneare sulla battigia della mia scatola cranica sta pian piano ridipingendo i muri incrostati dalla sabbia di un inverno piuttosto mite, tranne per qualche sfuriata temporalesca che ha portato via pezzi interi di vernice dai muri arancioni.
Gli ombrelloni sono tutti da aprire, da sistemare in un geometrico ordine lineare, che serve a dare una prospettiva all’orizzonte di un tramonto.
Non pensavo che avrei ascoltato Ramazzotti compulsivamente.
Ma del resto non pensavo di fare tante altre cose.

Non pensavo di essere il campione olimpico di apertura e chiusura della capoccia. È una nuova disciplina sportiva, ma pochi potranno battermi.
Non pensavo di possedere una maschera così indistruttibile.
Non pensavo di non capire minimamente cosa ti passa per la testa.
Non pensavo di stupirmi.
Non pensavo di poter essere contemporaneamente, nello stesso istante appagato e sofferente.
Vuoto e pieno.
Solo e abbracciato.

Conta l’amore. Che frase del cavolo.
Però, cazzarola, è così.
Sta tutto lì.

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Sta tutto nel dividerci a metà per divenire veramente un intero.
Sta tutto nel guardare chi hai di fronte strappandoti i brandelli di un narcisismo che copre la vista.
Sta tutto nel capire chi cavolo siamo.
Sta tutto nel capire che in tutto quello che ci dicono gli altri, c’è del vero, ma va filtrato.
Sta tutto nel capire che la verità non esiste.
Sta tutto nell’immensa saggezza del punto in comune, di quel punto di assoluto posto chissà dove, nel quale gli opposti coincidono, il bianco e il nero sono lo stesso colore, dove 1 +1 fa 2, ma anche 3,4,7, dove io e te siamo insieme e lontani.

Sta tutto nella lacrima che si scioglie nella piega di un sorriso, nella dolcezza di una fragilità, nella fermezza di una posizione. Nella chiamata che non arriva, nella lettera mai scritta, nel messaggio che sta li, ma tanto non lo inviamo. Nelle risposte che barcollano incerte nell’etere delle nostre percezioni.

Io sto qui, in una camera fatta di volte a stelle bianche che sembra mi vogliano abbracciare.
O soffocare. A volte la differenza è minima.
Ho trovato il mio temporaneo punto in comune. Il mio tutto, il mio niente.

Dicono che se si spacca un vaso poi non ci sarà modo per farlo tornare intero.
Dicono che solo dalle crepe, però, può entrare la luce.

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Fuori non passa nessuno, la strada è deserta.
Bianco e silenzio.

Sono felice, credo. Sono triste, credo.

Ma forse non ho così bisogno di capirlo. Per adesso.
Del resto siamo fuori stagione, io pure.

Ora fate silenzio e ascoltate questo fuori stagione d’autore.
Che anche Ramazzotti quando vuole c’ha il suo perché.

fino a te, raggiungerti in ogni senso.

ENGLISH VERSION

White and silence.
We’re off-season. I’m too.

The beach resort on the foreshore of my cranium is slowly repainting the sand-scraped walls after a quite mild winter, except for some stormy outbursts that took away entire parts of paint from orange walls.
The umbrellas have to be opened and put in geometrical linear order, which is meant to give a perspective of sunset out on the horizon.
I never thought I would listen to Ramazzotti so compulsively.
But anyhow, I didn’t think I would do many things.

I didn’t think I was the Olympic champion of a tough mind opening and closing. It’s a new sport, and few will beat me.
I didn’t think I owned such an indestructible mask.
I didn’t think I wouldn’t understand at all what goes through my mind.
I didn’t think I’d be surprised.
I didn’t think I could be at the same time, in the same moment, satisfied and painful.
Empty and full.
Alone and hugged.

Love counts. What a stupid phrase.
But, damn, it is so.
Everything is in that.

In dividing us in halves to truly become an entire one.
In looking at who stands in front of you to tear apart shreds of blinding narcissism.
In understanding where the hell we are.
In understanding that in all that everyone says there’s some truth, but it needs filtering.
In understanding that truth does not exist.
In the immense wisdom of the meeting point, of that absolute point placed who knows where, in which opposites match, black and white are the same color, where 1+1 equals 2, but also 3,4,7, where you and I are together and far away.

Everything is in the tear that melts on the unfolding of a smile, in the sweetness of vulnerability, in the firmness of a point of view. In the call that doesn’t arrive, in the never written letter, in the message that stays there because we’ll not send it. In the answers that wave uncertain among our perceptions.

I stay here, in a room surrounded by white barrel vaults that seem to be wanting to hug me.
Or suffocate me. Sometimes the difference is minimal.
I found my temporary meeting point. My everything, my nothing.

They say that if a vase is broken there will be no way to get it back.
They also say, though, that only from cracks light can come in.

Outside nobody passes by, the street is deserted.
White and silence.

I’m happy, I think. I’m sad, I think.

But maybe I don’t need to understand it so much. For now.
We’re off-season, after all. Me too.

Now be silent and listen to this artsy off-season.
Because Ramazzotti, when he wants, has a point.

23 thoughts on “Fuori stagione.

  1. Quale miglior modo per iniziare il mese di maggio,il mese dei fiori con la bellezza e il fascino delle tue parole..leggendo questo post e ascoltando le canzoni suggerite sono letteralmente riuscita a farmi trasportare..
    Sei stato davvero una STELLA che ha illuminato la serata..GRAZIE
    Ti sarò immensamente grata!
    Tua lettrice affezionata
    Eleonora

  2. Sta tutto nel capire che… tu sei meravigliosamente bravo ad arrivare nel profondo delle persone che ti leggono.
    Sta tutto nel capire che… ora senza di te e le tue parole io non posso più stare… perché delle tue riflessioni ne ho bisogno.
    Grazie!

  3. Ciao Paolo. In attesa del tuo prossimo post, sempre atteso e accolto con gioia, sul mio blog un piccolo pensiero per te. Non devi fare nulla, ovviamente. E’ solo un ricordo, un modo per dirti quanto amo ciò che scrivi, come lo scrivi. Un abbraccio.

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