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1 anno.
1 anno può sembrare ieri.
1 anno può sembrare mille anni fa, allo stesso tempo.
Credo che proprio il tempo non esista, sia una convenzione che ci siamo dati per capirci qualcosa di più.
Come il nome. Abbiamo bisogno di circoscriverci in poche lettere, di descriverci e identificarci per poter contenere l’enormità che ognuno di noi è.

Porto addosso con cura le mie cicatrici. Ci sono affezionato come a curious George, il peluche-orango con cui mi addormentavo da piccolo.
Ne ho un po’ sparse sul corpo, qualcuna fuori qualcuna dentro.

Ne ho due sul braccio destro, lunghe e dritte, perpendicolari al bicipite. Mi piace raccontare che da piccolo ero tanto triste e mi sono tagliato le vene dei polsi, poi, crescendo, sono arrivate all’altezza del gomito.
La gente di solito mi guarda perplessa mentre io serissimo racconto questa storia toccante, poi regolarmente mi dice “sei proprio un cazzone”. E ride.
Farei tutto per far ridere le persone.

Ci sono cicatrici su cui è più difficile ridere. Sono profonde, drastiche, preziose.
Io ne sono il loro risultato.
Una volta la Magnani al truccatore che le stava ritoccando una ruga disse “Sei matto a coprirmela?!? C’ho messo tutta una vita per averla!”
Sono i segni che ci dona la vita, per quanto dolorosi sono regali.

1 anno fa ho parlato a Francesco per l’ultima volta. Ogni tanto mi chiedo se davvero é successo tutto quanto.

1 anno fa percorrevo il lungo corridoio dalle pareti di legno dell’istituto medico legale di Parigi.
Il sole ogni tanto bucherellava le spesse nuvole grigie mentre la Senna scorreva tranquilla.
Tutto era quieto fuori di me.
Il silenzio era denso e indefinito, come gli occhi delle persone li con me, tutti per la stessa ragione.

Mi ricordo ogni attimo, ogni faticoso respiro.
Mi ricordo quando ce lo hanno mostrato dietro a un vetro.
Ho pensato che si dovesse alzare da un momento all’altro, con quella sua risata sarcastica e il suo sguardo “questavoltacisietecascati”.
Ho pensato che si sarebbe arrabbiato non poco per come lo avevano pettinato.

L’ho guardato a lungo. Perfetto, bellissimo, immobile.
Non era li. Ne sono certo.

Francesco era immenso, pieno di vita ed energia. Era contagioso.
Quella era solo una piccolissima parte di lui, un dettaglio.

Lì ho avuto per la prima volta nella mia vita la sicurezza dell’esistenza dell’anima.
Lì per la prima volta ho pensato che si muore, ma per davvero.

Lì ho pensato che anche io morirò, ci ho pensato molto.
E ho capito questo:

Che non ho paura della morte. Per nulla.
Mi scoccerebbe un po’ soffrire prima e se posso evitare anni di malattia preferirei. Grazie.

Che sono sicuro che questo é solo un passaggio, ma fondamentale e va vissuto al massimo.
Che ogni giorno é un regalo da onorare e rispettare.
Che un sacco di problemi che mi faccio sono proprio inutili perché tanto alla fine si muore. Ed è una cosa bellissima.
Che l’amore é l’unica cosa che mi interessa davvero.
Che ognuno ha un talento, uno scopo e deve perseguirlo con tutte le sue forze.
Che il mio, forse, è quello di far ridere la gente.

Che per quando morirò ho girato un video da proiettare al funerale, perché scusate ma una volta che sono il protagonista assoluto dello show secondo voi cedo ad un altro il palcoscenico?!?
Che vorrei che ognuno in quell’occasione si viva il dolore come meglio crede, piangendo o ridendo, ma che in nessun caso si senta giudicato per questo.

Che sulla mia lapide ci sia una foto divertente e ironica.
È sotto ci sia scritto “STO DA DIO”
Cosicché magari strapperò un sorriso a qualcuno anche quando non sarò più qui.
E riderò da lassù guardando le vostre espressioni incredule davanti a quella lapide.

Per ora ridi tu in quel tuo modo buffo che mi piace tanto.
So che lo stai facendo.

1 anno che sei dentro di me.

Ps finisco di scrivere il post. Sono le 4:21. Controllo la mail prima di andare a letto.
Sono iscritto a un sito che ogni giorno ti spiega una parola richiesta da un utente.
Sarà una coincidenza ma stanotte la parola é “drastico” come le mie cicatrici.
E la richiede Francesco.
A me pare un suo salutino.

Ciao Francy.

Inviato da iPhone

53 thoughts on “1

  1. Post toccante perché rievoca un momento doloroso della tua vita che poi tanto momento non è. L’hai detto tu: «Credo che proprio il tempo non esista, sia una convenzione che ci siamo dati per capirci qualcosa di più.» E io credo che quel momento durerà una vita e che la vita stessa sembrerà un momento.
    Poi è toccante perché la tua riflessione è, come al solito, profonda e non si possono leggere i tuoi pensieri senza farli anche un po’ nostri.

    Grazie. Un abbraccio.

  2. Sei a pranzo con una persona che ami il tuo compagno,tuo figlio,tua madre,il tuo miglior amico porti in tavola un meraviglioso arrosto a lui servi la parte migliore la più gustosa e questo ti soddisfa talmente tanto che è come l’avessi mangiata tu.Beh! Questo è ciò che io ho scelto di pensare ogni qualvolta mi prende quella sensazione di vuoto incolmabile che è la mancanza di questa persona …quella parte d’arrosto è la vita sta nel nostro piatto e chi ce l’ha servita sarà felice nel vedere quanto l’apprezziamo

  3. Grazie di aver voluto condividere una cicatrice così preziosa.
    Prendo un bel respiro di fronte all’immensità della vita… e ti mando un abbraccio.

  4. Mi vengono tante cose in mente leggendo queste righe, ma non conoscendoti di persona sarebbe fuori luogo!! Dico solo che per me è così triste questa sensazione di abbandono improvviso, quando una persona così cara viene a mancare all’improvviso, qualcosa che a me ucciderebbe dentro.
    Complimenti per la tua voglia di reagire, e soprattutto belle parole…..

  5. Ancora una volta ciò che scrivi è una visione perfetta, nel suo lato luminoso come in quello oscuro. Insomma, perfetta su di te, perfetta per chi legge in quel preciso momento.
    Di molte cose non ho paura, di molte cose ho terrificante lucida coscienza, da alcune sono ancora spaventata.
    Tutto questo si esprime attraverso di me. Con me. Le cicatrici.. sì.

  6. Io non credo nelle coincidenze.
    Io sono certissima che questi piccoli segnali portano alla soluzione dell’equazione: è uno dei suoi dolcissimi modi di dirti e ricordati che anche se non lo vedi, lui é sempre con te. Ogni giorno, ogni istante. Nell’infinito del cielo, nella tazza del caffé, in ogni numero di Vogue.
    C’é in ogni viso, in ogni sorriso, in ogni abbraccio. E se apri la finestra, sentirai un lieve brezza accarezzarti il viso, sentirai una folata di vento che ti avvolgerà: é Il suo abbraccio.
    E se il suo viso, la sua voce ti mancheranno tanto da sentire male, guardati allo specchio…. Sorridi….E lo vedrai riflesso in te.
    Ti abbraccio my dear Paolo.
    Un abbraccio infinito….”to the moon and back”.
    Maggie

  7. ho aspettato fino ad oggi per leggerlo… sapevo che avrei pianto, e ricordo le emozioni di un anno fa….. grazie paolo sembra più vicino leggendo le tue parole
    PS: ormai no ex compagni di scuola di Francesco ( il Comi per noi ) siamo “drogati dei tuoi post 🙂

  8. piango… lacrime intense,non so da dove arrivano ma sono tante. provo gratitudine per il dono che c’hai fatto , la tua condivisione tocca l’anima di tutti e ci fa fermare un attimo a pensare a quanto è bello vivere. ogni cosa. io però non credo che si muore per davvero… lasciamo il nostro involucro ma la nostra anima energia o non so come la chiamate è eterna. come quella di francesco…addirittura mi sembra di respirarla qua in giro in questo momento. grazie paolo

  9. Non ho parole.. (in positivo, ovvio) è poco che seguo il tuo blog, però posso dire che sei una grande persona, comunichi davvero tanto, con queste frasi, sei in grado di muovere dentro di noi un qualcosa, che ci fa aprire gli occhi, su molte cose.. La parte in cui parli delle cicatrci mi ha punto particolramente dentro di me, perchè di cicatrici per colpa di altre persone, ne ho avute tante, alcune delle quali devono ancora andarsene.
    complimenti Paolo 🙂

  10. l’eleganza, l’armonia, la sintesi e la poesia che metti nei tuoi scritti stupisce, rasserena e riesce a trasformare il dolore in sofferenza e la malinconia in un continuo dialogo. 1 non poteva che essere lo spunto migliore per raccogliere dentro se tanti significati, dolori, attese e speranze. Grazie ancora una volta perché attraverso il tuo vissuto riesci a parlare a tanti di noi e a far rialzare lo sguardo al cielo a chi lo ha abbassato a causa del dolore.

    Ti abbraccio di cuore e una preghiera di ringraziamento a quella “Stella” che è dentro di te e sopra di noi.

    … a presto

  11. emozione
    [e-mo-zio-ne]
    dal latino: [e] fuori [moveo] muovo, agito.

    È il nesso fra un universo puramente interno e il mondo di tutti. È la manifestazione diretta dell’inconoscibile agitazione che è il nostro primo movente, il primo motore. È ciò che dissimulato, alterato, sofisticato, incompreso fuori di sé, genera i mostri dell’animo umano, che non conoscono compassione, complicità, partecipazione – e quindi, libertà. È il picco più potente dell’animo.

  12. sei stato in grado di farmi passare nel giro di pochi secondi dalla lacrimuccia al sorriso (perchè riesco già ad immaginare il tuo video di addio durante la cerimonia)
    unico, come sempre.. ❤

  13. Le sensazioni dolorose non ci abbandonano, ma ci sono metodi come l’ironia, il sorriso… e la forza di ringraziare sempre e cmq come disse ti Donna Summer 🙂 che ci aiutano a renderle più sopportabili!
    una risata allunga la vita.. cosicché il video lo proietterai fra tanto tanto tempo… x fortuna! 😀 😀
    besos!

  14. Preferisco scriverti una mail privata…
    Questo tuo post ha scavato nuovamente in profondità dentro di me… E’ un argomento che mi tocca davvero da vicino…

  15. ciao Paolo, sono quello che ti prende in giro su instangram. che ti ha “incontrato” per caso in quel mondo strano che è internet…che poi altro non è che una versione riveduta e corretta del reale. altrettanto per caso oggi, proprio oggi, ho scoperto il tuo blog e sono finito proprio qui. su questo post, su questa parola: drastico.
    mi hai fatto piangere, semplicemente perché ti ho sentito vero in ogni singola parola. e non è banale esserlo su un blog che è letto anche e soprattutto da persone che non ti conoscono.
    drastico. come le tue cicatrici. come le mie. come quelle di chiunque.
    come gli addii, come gli abbandoni, compresi quelli forzati e voluti.
    le cicatrici fanno male e lo faranno sempre. ma ci rendono unici. ci sono poi persone che sono più “uniche” di altre, semplicemente perché non hanno paura, o comunque hanno meno paura di altri a mostrarsi per come sono. a esprimere quello che hanno dentro. e per un attore credo sia più facile e più difficile allo stesso tempo. più facile perché l’attore vive di emozioni, è abituato a vivere le emozioni di altri, di personaggi di carta non sempre reali, sulla propria pelle. più difficile perché l’attore spesso si nasconde, rischia di indossare sempre la maschera di qualcun altro.
    io non ti conosco. non sono un tuo amico. sono un semplice osservatore e da oggi sicuramente anche un tuo lettore. perché poche righe bastano per svelare la natura di un uomo e per colpire nel profondo la sensibilità di chi ti ascolta.
    hai la fortuna di avere un cognome che ti descrive: sei una stella. ma non parlo di quelle luccicanti e finte da musical di Broadway, che tra l’altro adoro. parlo delle stelle più brillanti, quelle che tutti noi vorremmo avere sopra la testa quando siamo bambini. di quelle che ci fanno sognare. di quelle che ci parlano nel silenzio della notte.
    drastico. come l’addio a cui sto pensando dall’altro giorno, il giorno del mio compleanno. non sono fatto per gli addii. se c’è una cosa per cui non sono portato sono proprio gli addii. il tuo post, il fatto di averlo letto proprio oggi, lo prendo come un segnale. lo prendo come una indicazione a vedere le cose da un’altra prospettiva. dopotutto non esiste addio se prima non c’è stato un “ciao”. e quindi mi concentro su questo, sulla fortuna che io e te, come tutti quanti, abbiamo avuto a conoscere i nostri compagni di viaggio. quelli che ci accompagnano sempre anche quando siamo soli.
    e penso di essere stato fortunato anche a “incontrare” per caso uno come te…perdono il mio flusso di coscienza alla Joyce. ora sei in viaggio per l’Abruzzo. come sempre circondato da una marea di persone, non tutte visibili…ti abbraccio

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