preferisco i conigli.

Non so dove lo abbia letto mia madre, ma ne era comunque certa.
Gli animali fanno bene alla crescita dei bambini, li rendono più socievoli e fantasiosi.


Negli anni abbiamo tirato su un piccolo zoo.
La fantasia non è che si sia più di tanto sviluppata pero’.

Le due tartarughe si chiamavano rispettivamente Tarta e Ruga.
Poi c’erano Coco e Rita, Cri e Ceto, Pesce e Rosso.
Il mio cane, che io ho voluto insistentemente, si chiamava Pauline, Paolina.
Quando lo abbiamo comprato aveva già il nome e abbiamo capito che nemmeno la vita ci permetteva grandi voli pindarici.
Mia madre mi ricamò pure un maglione con la sua immagine e il nome sotto.
Ma non masticando bene il francese scrisse Polin, come si pronuncia.
Ancora mi prendono in giro.
Ci attaccò anche un sonaglio, per richiamare l’attenzione nel caso qualcuno non lo notasse.
Ho avuto un’infanzia difficile.

Alla famiglia animalesca si unirono anche Napoleon (coniglio) Missy (gatto) Chicca (altro cane), Babe (papera)

Io sono sempre stato legatissimo ai miei animali, mi piacciono molto. Alla Pauline ho insegnato anche a buttarsi giù dall’armadio fidandosi che l’avrei presa e ad attaccare a comando.
Avevo chiesto un alano. Mi regalarono un barboncino, tanto da cuccioli non si capisce, quando te ne rendi conto ormai sei affezionato (questo il ragionamento dei miei).
Io ci cascai ovviamente, credo sempre a tutto.
Quando realizzai che quei riccioli puzzavano di fregatura l’addestrai al combattimento. Barboncino si, ma almeno da difesa.
Al ” ‘Taccatacca  Pauline” quella nuvola bianca si attaccava alle caviglie della gente peggio che un dobermann.
Ne andavo molto fiero.

Negli anni alcuni di questi animali morirono, com’è naturale che sia.
Il 1990 fu l’anno horribilis. Una moria generale.
E, come la peggiore delle epidemie, fu celata con omertà dai media (leggi: i miei genitori)

Coco e Rita scapparono o morirono. Non l’ho mai saputo bene.
Anche ora questo è uno dei tabù della mia famiglia, non se ne parla.
Sta di fatto che tornai da scuola e la gabbia era vuota.
Disperato chiesi a mia madre cosa fosse successo.
“Ma no Paolo cosa pensi! Sono dentro la casetta di legno, stanno facendo le uova! Tu mi raccomando non avvicinarti troppo e non disturbarli”
Oh che bella notizia. Il mistero della nascita a portata di mano.
Guardavo la gabbietta a distanza, in silenzio, rispettoso del meraviglioso ciclo della vita.
Due giorni dopo Coco e Rita spuntarono fuori dalla casetta di legno.
Di colore completamente diverso.
Io perplesso davanti alla gabbietta.
“Paolo devi sapere che quando gli uccelli fanno le uova cambiano colore!”
Mia madre si era preparata la balla durante la notte.
Senza troppo impegno devo dire.
In tutta Forlì non erano stati in grado di trovare due uccellini uguali.
Chiunque avrebbe pensato che qualcosa non quadrava.
Io ci credetti, senza indugio.
La signora Fletcher mi fa un baffo.

A una festa di paese vinsi Napoleon. Lo vinsi a quel gioco in cui ognuno compra una delle cassette che compongono un cerchio e il coniglio sceglie in quale entrare.
Napoleon scelse me.
Raramente mi è capitato di essere stato scelto in modo così sicuro e veloce.
Scoppiavo di gioia mentre accarezzavo il mio piccolo coniglio nano, nel retro della macchina di mio babbo che ci portava a casa. Uniti per sempre.
Napoleon è stato un coniglio nano per circa 4 giorni.
Poi, non so se perchè affetto da gigantismo o semplicemente perchè ci avevano detto una cavolata, cominciò a crescere a dismisura. Una bestia.
Il problema non erano tanto le dimensioni, ma la quantità di “ricordini” che lasciava per tutto il giardino.
La situazione si fece presto ingestibile.

I miei vedendo il mio amore per Napoleon, il coniglio che mi aveva scelto, mi proposero un patto.
Andammo da un contadino, affittammo un piccolo appezzamento di terreno perché scorrazzasse liberamente e mi promisero che mi avrebbero portato almeno una volta a settimana. Accettai.
Tornai la settimana dopo. Il suo recinto vuoto.
“Si sentiva troppo solo, l’ho messo con gli altri”
Pensai fosse stata una splendida idea, bravo signor contadino!
Andai nella gabbia con tutti i conigli.
Nessuno aveva lo stesso colore di Napoleon.
“Ha cambiato colore, i conigli lo fanno spesso”. (e due!)
Il signor contadino mi guardò sicuro di sè e io dimostrai a me e al mondo intero che l’acutezza non faceva proprio parte delle mie doti.
Me ne andai sollevato della nuova vita sociale di Napoleon pensando che era giusto così.
Peccato che per ritornare alla macchina passai davanti ad un tavolone sporco di sangue con una mannaia conficcata e accanto il collarino rosso con il nome del mio coniglio inciso sopra.

Sono in analisi da dieci anni.

Ho capito però ultimamente che con le persone è un po’ come con le cocorite o i conigli.
A un certo punto entrano nella loro gabbietta per due giorni e ricompaiono di un altro colore.
A volte il colore è più bello, a volte proprio non fa per te.
A volte le persone muoiono anche da vive e tu non le riconosci più.
A volte capisci che la tua cocorita non tornerà mai più. E quello che trovi al suo posto non ha niente a che fare con te.

Da un po’ mi succede. Dopo tutto quello che è capitato negli ultimi mesi ho visto le persone che mi stanno vicine in modo diverso.
Alcune si sono confermate il coniglio che mi aveva scelto senza esitazione.
Hanno attraversato con me il dolore, la fatica, la gioia. Il loro colore ora è anche più bello.
Abbiamo litigato, urlato, chiarito, abbracciato le nostre trasformazioni.
E ora siamo più uniti che mai.

Altre sono entrate in quella casetta di legno e ne sono uscite di un altro colore, mostrando quello che realmente sono.
Ci sono rimasto male a volte, profondamente deluso, un po’ ferito, ma mi ha fatto bene.

Ho deciso che non faccio più sconti a nessuno, i miei amici me li scelgo. E non cambiano il colore delle piume.
Ho deciso che non sostituirò le cocorite in caso di fuga, le lascerò volare per la loro strada.
Ho deciso che se ci sono persone che mi affondano, mi succhiano le energie, mi mortificano beh…ognuno per la sua strada.

Auguro loro di trovare il loro cielo, ma non le desidero più nella mia vita, semplicemente non siamo giusti gli uni per gli altri.
Rimango con i miei conigli, con cui ci siamo scelti.
Con cui andiamo avanti e cresciamo sulla stessa strada.
Con cui abbiamo uno scambio umano, con cui si va nel profondo.
Con cui parlo all’anima.

Da ora in avanti solo conigli.
Quelli che nel cerchio della fiera di paese hanno scelto me a colpo sicuro.

28 thoughts on “preferisco i conigli.

  1. … si dice nel mondo dello spettacolo che chi riesce a far ridere e piangere all’interno dello stesso momento di spettacolo, sia l’attore più grande. L’arte del clown che esorcizza la sua sofferenza e sensibilità in sorriso e svago, diventano insegnamenti di vita quotidiana.

    Questo tuo racconto un po’ va in quella direzione e mi auguro che al di la dei colori che cambiano, la tua tavolozza sia sempre più piena di colori caldi e primari. Ossia quei colori che permetteranno di avere e vedere tutti gli altri, tutte le loro sfumature e brillantezze di vita. Saranno proprio loro che formeranno il nero ed il bianco della nostra esistenza. Sommandosi, ci permetteranno quando tutto sembrerà “nero”, di non sentirci soli, perché ogni loro sfumatura è presente. Sottraendosi ci porteranno di sperimentare l’essenza e la purezza del “bianco”.

    Sarebbe triste una vita incolore, perché vorrebbe dire che il colore non esiste più, ma che non saremmo più in grado di percepirlo…

    W i conigli allora, viva i colori primari, w il fantastico mondo a forma di Stella… perché in ogni sua espressione riesce ad avere i colori più affascinanti dell’arcobaleno. … perché un sorriso o una lacrima spontanea, non hanno un colore, ma ne riesco ad accendere moltissimi altri…

    Notte Big Star, notte da un Blogconiglio che sicuramente ti ha scelto a colpo sicuro e che spera non lo porterai mai da un contadino 😉

  2. Scrivo poche parole, mi sento sempre un po’ di invadere uno spazio quando mi arrischio in un commento, ma la voglia di lasciarti un segno è troppa.
    Bellissimo post, davvero, non so il motivo, del resto quando davvero lo si sa mai? ma mi ha colpita come pochi.
    Vado a letto riflettendo sulle mie cocorite che hanno cambiato colore e sui conigli che invece mi hanno scelta.
    Buonanotte =)

  3. Il mio coniglio si chiamava Whisky, anche lui mi aveva scelto senza esitazione quando da piccolo mi intrufolai nell’allevamento di un contadino.Visto che era stato così “spudorato” decisi di esserlo anche io e lo rubai.
    Mi convinsero a lasciarlo ai custodi della casa in campagna(tanto sta meglio, a casa in città soffrirebbe).
    Quando tornai per le vacanze di Pasqua la prima cosa che sentii furono delle urla strazianti, come quelle di un bambino appena nato con le coliche(similitudine orribile). Il custode stava ammazzando Whisky. Penso che in quell’esatto momento siano nati i miei problemi emozionali. Non ho mai più mangiato coniglio in vita mia!

  4. ti confermo sempre di più che leggerti è un piacere per me,
    anche io amo molto gli animali, ti danno un amore meraviglioso!

    stavo pensando a come ognuno di noi, scelga e venga scelto dai propri conigli,nel mio caso pochi pochissim ma molto buoni 🙂
    e come sia vero che molte persone a un certo punto cambino colore, e non siano più adatti a noi.

    a me i conigli piacciono..ma solo vivi…mai amato mangiarne, e va che sono carnivoro!
    un mega abbraccione virtuale 🙂

  5. “A volte le persone muoiono anche da vive…”, vero, e per quanto questi mesi abbiamo potuto lasciare il segno, ti hanno aiutato a vedere più chiaramente il loro io. Fidati dei tuoi conigli, non hai bisogno di tenerli stretti a te, perché saranno loro a camminare sempre al tuo fianco.
    Buondì! 😉

  6. Della fantasia dei racconti sulle morti di animali: dal “è andato in campagna dove può correre libero” (che non andava, abitavo già in campagna!) al “il pesce rosso è più grande perché mentre non c’eri gli abbiamo dato la pasta”.
    Poi c’è stato King, il pastore belga, della cui morte sono stata convinta finché non mi hanno detto (a ventidue anni) che era davvero andato in campagna perché mia nonna non se ne poteva più occupare.

    Bellissimo post, mi piace questa visione del mondo 🙂

  7. E’ incredibile…o in realtà, come scrivi anche tu, e’ proprio così : il tuo post ha spesso un messaggio per me. Risponde o si allinea al mio pensiero di quel giorni…rendendomi la giornata migliore…
    like attracts like
    Grazie

  8. Bellissimo… proprio vero, sono gli amici animali a scegliere te e non il contrario: vivo ( meglio, sono la sua inquilina) con la stessa micia da 18 anni e mezzo (gatto di qualità: razza randagia di campagna!) ed è una sorta di simbiosi, è stata lei quando ero bambina a sdraiarmisi davanti facendo le fusa dicendo chiaramente “vengo a stare da te”. I gatti si impongono, non domandano.
    Non c’è animale a cui non mi avvicini. Ed è vero che quando muoiono lasciano un grande vuoto, sono amici che ti vengono a cercare e lasciano una tracia nella tua vita.
    Complimenti ancora per come scrivi!

  9. Quando ho letto il titolo del post e le prime due frasi, la mia parte animalista ha subito cominciato ad allarmarsi. Poi, sollievo.
    Ci pensavo in questi giorni: le relazioni, i comportamenti, le persone. Non sono ancora giunta ad una conclusione ma per ora la più quotata è quella che mi spinge ad essere sempre più selettiva, purtoppo. Spero di cambiare idea ad ogni modo.
    Bel post 😉

  10. Cavolo, senza sapere dell’esistenza di questo post, ho scritto una cosa simile qualche giorno fa, ma le mie riflessioni parlavano di capelli, anzichè di conigli. Alla fine l’importante è capire chi è bene lasciare accanto a noi in questa passeggiata chiamata vita.
    Complimenti come sempre. ciao 🙂

  11. Ancora una volta ritrovo nelle tue righe ciò che mi è appena successo.
    Troppe cocorite hanno cambiato colore nella casetta della mia vita…
    Per fortuna c’è anche qualche coniglio fedele!
    Come sempre (con anche infinito ritardo xD), complimenti!
    🙂

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