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la Marina, che è un bene comune.
A volte abbiamo vicino delle persone straordinarie. Ma sono così vicine che non ci rendiamo conto quanto lo siano.
Io me ne rendo conto.
Ma a volte lo sguardo di un outsider può essere importante.
Marco ha visto Marina per la prima volta al funerale di Franci. Lei era vestita con lo stesso styling che Franci le aveva fatto pochi giorni prima, per una serata al festival di Roma. non aveva mai ricevuto tanti complimenti. Era cosi
e mi ha scritto questo messaggio:
“E ti dico un’altra cosa, anche se non serve di certo che te la dica io: non ho mai visto una persona guardare un altro essere umano con tutto l’amore, la dolcezza, la partecipazione, l’intuizione, il sostegno e la grazia che Marina aveva per te. Mi ha lasciato a bocca aperta.”
ecco il sottofondo giusto…
Ho incontrato Marina la prima volta alla scuola di recitazione che abbiamo frequentato per 5 anni. Siamo arrivati soli a Roma e da soli abbiamo cercato di costruirci il nostro nuovo centro di gravità permanente.
Io per 4 anni non ho mai mangiato a casa. Cene, feste première e uno sconfinato giro di persone.
Lei per 4 anni ha mangiato a casa, frequentando 3 o 4 persone.
Non proprio simili direi….
Ci stavamo simpatici, però. Il rapporto lo abbiamo costruito nel tempo, passo passo.
Ogni mattina ci salutavamo con affetto, ogni tanto un caffè nelle pause, non molto di più.
Ma ci osservavamo da lontano.
Abbiamo studiato il metodo stanislasky strasberg e dopo 5 anni non so ancora se scrive così o meno.
Questo studio porta a esporsi in modo violento e crudo all’interno della scuola.
Ci sono persone in giro che sanno cose di me che nemmeno mia madre…va beh, meglio non pensarci.
Durante gli esercizi le paure, i blocchi, i traumi le esperienze passate diventano materia di studio, di autoanalisi e di ricerca personale.
E spesso vedi cose che non ti piacciono. Li sei nudo, sei tu nel tuo arrovellamento, nelle tue distorsioni. E gli altri come te.
Di marina mi è sempre piaciuto tutto. Compresi i suoi biblici arrovellamenti.
Ho notato fin da subito una purezza e una faticosissima verità estrema. E infatti è una grande attrice. Ma mai come in questo lavoro per essere una grande attrice devi prima essere una grande persona.
E lei non si è mai risparmiata.
Un giorno parlavamo con guja e ha detto “io per cominciare a lavorare sono dovuta scendere fino in fondo. È dal fondo che parte tutto”
E lei in quel fondo c’è stata, si è disperatamente aggrappata al suo sogno e ha cominciato a volare.
Ora lavora tantissimo, ma soprattutto è una donna. È una che guarda la vita in faccia e la sfida, con tutte le sue incertezze e tutte le sue paure, ma con un’onestà che ancora mi stupiscono .
Sa ridere di gusto come pochi.
Sa piangere come nessuno.
A me fa ridere tanto.
Sa stare di fronte al tuo dolore con un amore, una comprensione, una forza e una tenerezza che sono vicini al miracolo.
E mi migliora ogni giorno.
Poi un giorno mi ha proprio cambiato la vita. Dopo il funerale di franci siamo andati a new york, io e lei da soli. Un po’ per staccare da tutto quello che era successo, un po’ per stare insieme.
Nella confusione emozionale di quei giorni il mio cuore non capiva più niente. E senza volerlo ho cominciato a detestare tutte le persone che si volevano bene. Tutte le coppie che si abbracciavano sul ponte di Brooklyn, le mamme coi bimbi a central park, i gruppi di amici nei pub. Invidiavo tutti quelli che passavano per strada. Pensavo che avrei voluto fare volentieri scambio con la loro vita per non portare tutto quello che sentivo dentro. con uno qualsiasi di loro, a caso. Sicuramente stava meglio di me.
Poi ho ferito anche lei. Anche il suo di amore. L’ho fatto in modo superficiale, forse volontariamente cattivo non so.
Non importa perché. L’ho fatto.
Lei non ha detto nulla. Abbiamo trascorso la sera in modo tranquillo, un sushi consigliato da una mia amica americana.
E non ha detto nulla.
Abbiamo fatto una passeggiata, fra le carrozze coi cavalli che a newyork stonano come le limousine a Roma, fra i grattacieli e le luci di Times Square. E proprio non ha detto nulla.
È andata a dormire con questa ferita, nascosta e silenziosa.
La mattina siamo andati a fare colazione da starbucks, che a me piace tanto. Ho preso il mio medium cappuccino sempre troppo caldo (perché in america tutto è o ustionante o congelato, e a quel paese la tanto apprezzata “via di mezzo”) e il cinnamon roll (con una quantità di calorie che dopo puoi tranquillamente digiunare per una settimana).
Lei la solita frutta e il solito te verde biologico senza zucchero.( maledetta naturopatia)
Eravamo seduti di fronte a un’immensa vetrata. Fuori il mondo correva, e a ny corre parecchio.
E ha rotto il silenzio.
Ma con una fragilità e una delicatezza che anche ny si è fermata.
Ha parlato due minuti, forse nemmeno.
E non tanto di quanto l’avessi ferita, ma di quanto mi stavo ferendo da solo. Guardare il bello degli altri e invidiarlo faceva male solo a me. Mi ha detto di guardare tutti gli abbracci degli altri, tutto l’amore che ci circonda volendo bene a quell’amore. Perché a noi l’amore degli altri non toglie nulla, anzi può solo innalzarci.
È stato il momento in cui ho cominciato veramente costruirmi.
L’amore degli estranei è anche nostro.
L’amore non è una proprietà privata. E anche il nostro non ci appartiene completamente, fa parte di una dimensione più grande.
È stato uno di quei momenti che sono certo ricorderò per sempre. Uno di quei momenti che entrano dentro te,coi loro odori, le loro luci, i loro dettagli.
Nel casino di una mattina lavorativa di new york, nello starbucks più grande che abbia mai visto (e che da bravo quasi architetto mi sono chiesto come riscaldavano) fra “lattimacciati”(il latte macchiato lì lo pronunciano cosi!) e mega frappuccini ci siamo guardati in silenzio.
Ci sono scese due lacrime a testa.
Due sottili sorgenti silenziose hanno solcato le guance, senza alcuno sforzo. Solo perché il corpo prendeva atto che ora tutto fluiva, senza intoppi. Che quello che provavamo era organico. Che l’ineffabilità del nostro spirito aveva trovato per un attimo l’accordo esatto da suonare in armonia con la nostra concretezza.
E poi abbiamo iniziato a ridere a crepapelle e allo stesso tempo a piangere. Senza fiato, piegati su di noi. E gli americani che in pubblico tengono molto al comportamento educato non capivano questi due “stranger” impazziti, convulsi, traboccanti di gioia e di dolore.
Siamo usciti, un po di corsa,quasi scappati. E ci siamo abbracciati un’isolato più avanti, continuando a ridere.
E quell’abbraccio è ora, è sempre.
ps: domenica pomeriggio, dopo il brunch con Guja (figlia di un premio oscar,lo dico solo perchè lei odia che lo dica), chiara milani chiama marina e le chiede di fare un saluto per la fiction “tutti pazzi per amore” che iniziava la sera stessa e di cui marina è una delle protagoniste. chiara non sapeva con chi aveva a che fare.
la macchina creativa si è messa all’opera. in due ore abbiamo girato un piccolo video, di cui sono il regista e lei la protagonista, fermando gli attori per strada, odoranti di desichiano neorealismo. abbiamo riso come sempre. e questo è il risultato.
Dio li fa, e poi li accoppia.
la bellezza salverà il mondo
Ieri Ale …. Ha scritto questo sul suo profilo
Sei giovane ma astuto, ragazzino…
Quanto è importante la musica.
Quest’estate lessi un’intervista a mika, il cantante quello alto riccio e colorato. Non sono un suo fan, ma le canzoni a volte sono carine.
Nel corso del suo discorso (so che michele non approverà questa assonanza, ma il blog è il mio e comando io!) parlava di un momento particolarmente duro della sua infanzia, pieno di problemi sia economici che personali. A questo punto la giornalista gli chiedeva come la sua famiglia li aveva risolti. E lui candidamente spiegava “mamma accendeva lo stereo del salotto e ballavamo fino allo sfinimento”
Io ho pensato “bella stronzata!”
Poi nei casini mi ci sono trovato. E ad alcuni casini non puoi porre rimedio.
E la mente che conserva tutte le informazioni, archiviandole scrupolosamente per poi ritirartele fuori quando serve, mi ripropose il fascicolo “mika”
Cavolo. Funziona!
Il potere della musica se la fai entrare dentro di te è sconfinato.
L’ho sperimentato la prima volta a parigi. Tre giorni dopo la scomparsa di franci.
Ho vissuto accampato a casa di Mara insieme a Greta e Ludovica.
Di dormire da solo non avevo alcuna voglia.
La mattina ci si svegliava, si preparava il caffè (ok loro preparavano il caffè) si rifacevano i letti ( ok ok sempre loro) e si piangeva un po’ ( e qui io davo il mio validissimo contributo).
La terza mattina, quando minimamente cominci a realizzare che ti sta succedendo tutto attorno, abbiamo attaccato un’ipad allo stereo.
Canzone a caso? Boh, non so nemmeno se il caso esiste. Sta di fatto che è entrata in noi.
Abbiamo cominciato a fare tutto a tempo di musica. Lo spazzolino a ritmo, le tazze da lavare, i vestiti da indossare. Tutto un po’ come in un video clip. Fino a ballare letteralmente per tutta la casa, saltando sul divano.
A questo proposito Mara…ecco ok lo confesso. Il divano l’ho sfondato io. Anche se poi ti ho fatto quella lunga e credibilissima arringa contro i mobili ikea e sul fatto che era già sfondato. Ok scusa.
Sta di fatto che anche nel buio si cominciava a intravedere la luce.
Mi è sempre piaciuta un’immagine che qualcuno mi disse una volta
“anche ill buio più profondo non può competere con la luce di un fiammifero”.
Basta poco. E a quel poco ci si deve aggrappare.
È da allora che giro sempre con il mio iPod. E quando sento che arriva la botta di buio accendo il mio fiammifero. Cuffiette alle orecchie e mi butto nel musical della vita.
Stamattina il mio musical ha avuto come base la voce di Ingrid Michaelson. il titolo, il mio motto.
(http://www.youtube.com/watch?v=vpMI8Qu5fsc)
esco dal portone. C’e il sole e già sorrido. Proseguo per la mia via. Saluto con la mano Mario del negozio di design e valentina di quello vintage. Non saluto il parrucchiere dall’altra parte della strada che mi guarda sempre con la sua shampista. E non ho capito a chi dei due piaccio…
Una macchina mi fa passare sulle strisce. È una mamma con una bimba seduta davanti ma praticamente attaccata al vetro perché non si è tolta la cartella.
Io faccio un inchino e sorrido .
La bimba sorride, tanto. La mamma meno, ma accenna qualcosa fra il “che simpatico” e il “chiamo la neuro?”
Tutto va a tempo,il fioraio, i tram i piccioni e anche le volanti della polizia, i ragazzi che escono da scuola (si mi sono svegliato un po’ tardi) e gli spazzini che ballano con le loro scope lunghe lunghe seguiti da quello spazzolone gigante del loro camioncino.
Tutto segue la mia canzone…oppure io mi soffermo solo sulle cose che vanno a tempo con la mia musica?
Ed ecco il pensiero. Forse è proprio questo che devo fare. Trovare, capire e prestare attenzione sulle cose che vanno a tempo con me.
Devo accordarmi al mio destino.
Oggi è stato tutto un musical. E ho finito in bellezza.
Ricevo un sacco di mail di chi legge questo blog, e ringrazio tutti perché sono davvero toccanti. Spesso sono più belle di quello che scrivo io. E quasi tutte hanno un denominatore comune. Le persone che hanno letto le mie parole si sono commosse, molte dicono di aver pianto, non perché io scriva bene, ma probabilmente perché in questo momento non posso fare altro che essere “vero” e il vero appartiene a ognuno di noi. E ci si riconosce.
E dato che non voglio deludere i piagnoni all’ascolto vi dico come ho concluso la giornata.
Sono salito sul gianicolo con questa canzone (devi ascoltarla mentre leggi).
Roma era baciata dalla luce calda del tramonto. L’ultima volta che ero salito quassù era proprio con francesco, il giorno prima che decidesse di andarsene. E sono stato investito da una così grande quantità di bellezza che i miei occhi hanno cominciato a bagnarsi. Lacrime di gioia.
Sulla schiena i raggi mi accarezzavamo.
Gli alberi dritti e lunghi,credo cipressi, sul profilo della collina davano un tocco punk alla città eterna.
E tutto era così lontano e allo stesso tempo così vicino.
E non ho potuto fare altro che dire grazie.
Grazie di tutta questa bellezza, di tutto questo dolore, di queste nuvole e di questi turisti che si fanno le foto abbracciati. Degli stormi che disegnano il cielo, dei pony stanchi dei bambini entusiasti, dell’entusiasmo dei bambini, delle grida, delle risate e del silenzio,
di ognuno di voi che legge e che si prende un po’ della mia vita.
La bellezza dicono salverà il mondo. Di sicuro ha salvato me.
(eddaje di fazzolettini scottex!!!)