c.u.r.a.

Mi sono barricato in casa. Sono stato una trottola come non mai in questo periodo, ho conosciuto così tante belle persone da ritenermi sfacciatamente fortunato, ho preso aerei come fossero tram, cambiato città come magliette, una al giorno.
Non è che ora mi sia proprio fermato, domani riparto.

Ma ora sono qui, nella casetta col divanone grigio blu, con le candele crema dentro le gabbie al posto dei canarini, con Chopin che suona random quello che gli pare nella stanza accanto, con le essenze nel bruciatore che spargono limoni siciliani nel mio salotto romano.
Con me, da solo.
Per la prima volta nella mia vita ho fatto teatro. E lo rifarò.
Per alcuni potrebbe essere una promessa, per molti una minaccia.
Per me é una scoperta.
Ho scoperto o forse solo realizzato concretamente, il valore di un’emozione.
In un mondo del lavoro in cui tutti vendono qualcosa, io vendo emozioni.
Ma per vendere ho dovuto capire il prodotto che proponevo, conoscerlo bene, analizzarlo.
Quando fai cinema o tv non ti rendi conto esattamente di cosa stai vendendo, perché non vedi negli occhi i tuoi clienti, quelli da convincere all’acquisto, quello che comprano quell’  “etto e mezzo,ho fatto due, lascio?” di emozione misto sentimenti che proponiamo.
Questa volta ho visto quegli occhi.
Questa volta ho dato un peso concreto e specifico alla mia mercanzia.
Abbiamo portato lo spettacolo anche nelle scuole, licei.
Un età dove i ragazzini sono dei mostri se vogliono.
Io all’epoca lo volli. Ero orribile.
Strafottente, bulletto, timido in realtà.
Un’età dove il gruppo fa quadrato e se tu non gli piaci te lo urlano in faccia.
Un’età dove “maamechemmefrega” è spesso più forte di un interesse.
Un’età dove ci si vergogna a parlare dei propri sogni.
Insomma un pubblico fottutamente  difficile.
Il primo giorno nel liceo di Copertino, Puglia, avevo davvero paura.
A teatro non sai mai quello che succederà, ogni replica é un’incognita.
Li ho visti entrare, un po’ distratti, un po’ indifferenti, un po’ guardinghi.
In realtà stavano già indagando., con quegli occhi nascosti dalle frangettone o dai cappelli di lana grossa.
Il teatro si basa sulla generosità. Quella degli attori e quella del pubblico.
Lo spettacolo si fa insieme. Uno necessario all’altro e viceversa.
I ragazzi dopo i primi tre minuti di diffidenza si sono aperti.
È una cosa strana, non riesco a descriverla bene, ma si ha proprio la sensazione netta che da un preciso momento dello spettacolo in poi si stabilisce un contatto, tu fai una domanda e loro ti rispondono.
Gli adolescenti sono davvero stupendi, ancora limpidi nelle reazioni, ironici, attenti, coglievano sfumature che a teatro gli adulti non notavano.
Pesavano ogni parola, era un dialogo uno a uno, come se ognuno di lor parlasse unicamente con me e io con lui.
Hanno riso fragorosi, si sono commossi, ci hanno applaudito con quell’entusiasmo che ti scioglie e ti ripaga esattamente con lo stesso valore emozionale che tu hai poco prima regalato a loro.
Uno di quei casi in cui il binomio qualità-prezzo è stato rispettato con precisione.
Non abbiamo dato nulla che non ci sia stato ridonato indietro nella stessa proporzione.
E io ho capito quanto è importante un sentimento.
Quanto possiamo essere ricchi e appagati , se gli diamo il giusto valore.
Abbiate cura dei vostri sentimenti, delle persone attorno a voi, regalatevi.
Bisogna avere cura.
Cura di coltivare giorno dopo giorno il nostro bambino nascosto
Cura dell’amore, del bene
Cura degli occhi di chi ci guarda
Cura delle persone stronze, che sono quasi sempre solo troppo sole
Cura delle solitudini e dei silenzi che fanno bene
Cura delle risate in armonia
Cura di tutti i “regali” che ci fanno, dei sorrisi aperti
Cura delle emozioni che doniamo e che ci donano
Cura di essere ogni giorno la persona che vorremo incontrare.
Preparo la mia valigia, pronto a un nuovo viaggio, una nuova città, un nuovo me da incontrare, nuove persone da conoscere. Forse tu.
Solo guardando te potro capire chi sono io.
Spero tu abbia cura di me. Io ne avrò.
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22 thoughts on “c.u.r.a.

  1. Capita che si riesca a capire gli adolescenti solo quando si diventa adulti. E mica sempre … i genitori, per esempio, non li capiscono mai, anzi, li capiscono a scoppio ritardato quando ormai sono diventati grandi. E allora inizia un percorso di rimproveri e rimpianti, di “se avessi capito che …” oppure “se solo avessi prestato più attenzione a …”.
    Io che con gli adolescenti vivo tutti i giorni, per lavoro, quando avevo i miei figli di quella età non li capivo. Capivo i figli degli altri, i miei no. E’ uno dei grandi misteri della vita quello di non capire mai i propri figli.
    Sono davvero contenta che tu abbia apprezzato, ormai adulto, un’età che tutti avremmo voluto scrollarci di dosso il più in fretta possibile. Eppure dovremmo far tesoro di ciò che scrive Leopardi (che sarà pure pessimista ma qualcosa della vita l’aveva ben capito): “godi, fanciullo mio, stagion lieta è codesta, doman tirstezza e noia recheran l’ore”.

    Ok, scusa, sono andata un po’ fuori tema. Volevo congratularmi con te, augurarti un buon proseguimento di questo 2013 che pare iniziato bene e chiederti se per caso vai ancora in giro per scuole e se la mia città, Udine, è fuori “cartellone”.

    Ah, un’ultima cosa: lo spettacolo è “Amore e Psiche”?.

    Un abbraccio.

    • lo spettacolo lo facciamo ancora, ma udine non mi sembra nei piani. ma se la tua scuola è interessata posso mettervi in contatto con la produzione. Di solito si mettono d’accordo dei gruppi di scuole della stessa città.

      grazie per tutte le parole. 😉

  2. Bè..che dire:è passato un pò di tempo ma ti ritrovo sempre con la stessa,magica capacità di trasformare in emozioni anche semplici pensieri..dote rara.Spero di poter incrociare un giorno a teatro il tuo sguardo per riavere indietro anche solo metà del”ifeelgood”che ricevo leggendoti.
    un abbraccio..da reggio calabria.

  3. Prendersi cura… avevo scritto un tema qualche anno fa. Frequentavo il corso di qualifica professionale per fare il lavoro che faccio… ci avevano assegnato questo compito da svolgere durante le vacanze natalizie; proprio come a scuola e io, mi sentivo di nuovo adolescente, come ai tempi della scuola…peccato che di anni ne avevo 28…
    Prendersi cura dell’amore, delle persone stronze, dei sentimenti, ecc ecc…
    Forse nessuna fascia di età è semplice da capire perché la vita ci mette davanti sempre a nuove prove, nuove sfide, nuove domande, nuovi dubbi… problemi…difficoltà. Io non lavoro con i giovani ma con gli anziani, i malati terminali di cancro, i malati psichiatrici e tanti altri con patologie di ogni tipo… Garantisco che non sempre è facile comprendere cosa passa nelle loro teste…
    L’importante è non perdere mai la forza e la volontà di esplorare il nostro mondo; non abbassare mai la testa e fare tesoro di quello che ogni giorno, la vita ci mostra e ci insegna.
    Bisogna avere cura della nostra vita in qualche modo…
    Buon viaggio in questo 2013 e grazie per questo nuovo post….

    P.S. A Torino non vieni? Anch’io ho voglia di applaudirti…e imparare qualcosa da te.

  4. Li apettavo…. E finalmente sono arrivati i tuoi primi pensieri del nuovo anno. E aprono bene questo 2013. Ti prendi cura di me, dei miei sentimenti, ogni volta di più.
    Dici che ci dobbiamo prendere cura anche delle persone stronze, quelle che sono molto sole, che lo vogliono in apparenza restare e si travestono da ricci, ma a cui vuoi bene e cui non riesci a non voler bene?
    Alla prossima mediazione, caro Paolo, e mi auguro di riuscire ad incontrare il tuo cuore a teatro.

  5. Ciao Paolo che bella iniezione di ottimismo e amore mi stai dando come inaugurazione del 2013 prendersi cura della vita in tutte le sue sfaccettature mi piace mi piace mi piace un abbraccio …con cura…

  6. credo che il “movimento” che si sta creando dentro e fuori di te, nella tua arte, nella tua sensibilità e voglia di fare… renderà questo 2013 un viaggio unico da vivere appassionatamente. Augurissimi piccola grande Star… la cura inizia con piccoli gesti ed attenzioni. Forse proprio da quell’accorgersi che si ha bisogno di noi, di un’azione di un sorriso, della sola presenza che ti permetta di dire, non ti preoccupare, va tutto bene :-).

    A presto e oltre agli auguri 2013 grazie, sperando che un giorno tutto ciò te lo possa dire di persona. Buon viaggio teatrante.

  7. Buon Anno Paolo,
    …avere cura anche di chi ci chiude la porta in faccia…perché spesso sono persone sole…dici…hai ragione…è difficile da fare…causa tanta tristezza dentro, per ogni rispostaccia ai nostri tentativi di aprirgli il cuore…però regala il sapore della verità e la conoscenza di animi tormentati che sono bagaglio per conoscerci e aver Cura di noi, anche.A presto, come vedi nn perdo la speranza.

    baci
    Fabio

  8. Sono finita qua per caso….un giro tortuoso sul web….ho letto il tuo post e in un attimo sono finita dall’altra parte della barricata, quando da adolescente finivo per caso a teatro (vuoi perché ci portava la scuola, vuoi perché mi ci trascinavano mamma e papà…). Spesso diffidente a inizio spettacolo, finivo per lasciarmi coinvolgere da tutto: dal palco, dalle scenografie, dagli attori. Ed è vero, arriva un momento in cui sembra una rappresentazione solo per te, un dialogo a tu per tu con persone appena incontrate. talvolta derisa dai miei compagni per l’interesse mostrato, ho ancora oggi vivi nel mio cuore alcuni spettacoli visti con gli occhi ancora puri.
    Se anche hai coinvolto uno solo di quei ragazzi, sappi che quel ragazzo se lo porterà dietro per tanto tempo e sì, ti sarai preso cura di lui e lui cura di te.
    Parola di una ragazza che oggi, a 33 anni, si sente ancora un po’ quell’adolescente in platea

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